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Il parossismo dell'Etna del 23 novembre 2013

Fig. 1. Colonna eruttiva dell'episodio parossistico del Nuovo Cratere di Sud-Est all'acme dell'attività, alle ore 10:15 GMT (=ore locali -1) del 23 novembre 2013, vista da Catania. Si nota l'abbondante ricaduta di materiale piroclastico nella parte destra della foto. Foto ripresa da Gianni Lanzafame, INGV-Osservatorio Etneo.

Un nuovo episodio eruttivo parossistico - il 17° dell'anno 2013, e il 42° nella serie di episodi parossistici iniziata a gennaio 2011 - è avvenuto al Nuovo Cratere di Sud-Est (NSEC) dell'Etna nel mattino del 23 novembre 2013, sei giorni dopo l'episodio precedente. Questo episodio è stato caratterizzato da un'evoluzione molto più rapida rispetto a quelli precedenti (26 ottobre, 11 novembre e 16-17 novembre 2013), una breve durata, ed un'intensità molto maggiore, con alte fontane di lava, una colonna eruttiva alta diversi chilometri (Fig. 1), con consequenti ricadute di materiale piroclastico (cenere e lapilli) in un'estesa zona a nord-est del vulcano; è stato invece molto esiguo il volume di lava emessa durante questo parossismo.

Preludio

I primi segni di una ripresa dell'attività eruttiva al NSEC dopo alcuni giorni di relativa quiete si sono osservati nel tardo pomeriggio del 22 novembre 2013, intorno alle ore 16:00 GMT (=ore locali -1), quando le reti di telecamere di sorveglianza dell'INGV-Osservatorio Etneo hanno registrato sporadiche esplosioni stromboliane provenienti dalla bocca eruttiva posta al centro del cratere (Fig. 2 a sinistra). Molte delle esplosioni hanno lanciato materiale piroclastico incandescente (bombe e scorie) sul fianco orientale del cono. Tale attività esplosiva si è protratta per tutta la notte, e nelle prime ore del 23 novembre, le esplosioni sono gradualmente aumentate di frequenza ed intensità (Fig. 2 a destra). Alle ore 08:35 GMT, le esplosioni hanno cominciato a produrre piccoli sbuffi di cenere. Contemporaneamente, si è osservato il caratteristico comportamento del tremore vulcanico - aumento dell'ampiezza, e superficializzazione della sorgente del tremore, che si è spostata verso il NSEC. Fra le ore 09:00 e 09:30 GMT, le esplosioni sono diventate sempre più frequenti e forti, alimentando una nube eruttiva carica di materiale piroclastico, che veniva spinto dal vento verso nord-est.

Fig. 2. A sinistra: inizio dell'attività stromboliana al NSEC alle ore 18:08 GMT del 22 Novembre 2013, catturato dalla telecamera visiva ad alta sensitività dell'INGV-Osservatorio Etneo sulla Montagnola (EMOH). A destra: Anomalia termica al NSEC generata da quasi continua attività stromboliana alle ore 05:05 GMT, in un frame catturato dalla telecamera termica di Monte Cagliato (EMCT).

Parossismo

Dopo le ore 09:30 GMT, l'attività eruttiva si è intensificata repentinamente, per passare da esplosioni stromboliane quasi continue ad una sostenuta fontana di lava e la generazione di una colonna eruttiva molto densa, carica di materiale piroclastico. Nella parte media-bassa della colonna eruttiva si sono osservati numerosi fulmini, un fenomeno visibile di rado durante i parossismi etnei. La fase di massima intensità dell'attività eruttiva è durata dalle ore 10:00 fino alle 10:20 GMT; durante questo intervallo le fontane di lava hanno superato 1000 m di altezza. La ricaduta di materiale piroclastico ancora caldo sull'alto versante nord-orientale dell'Etna ha formato un deposito continuo visibile come forte anomalia termica che si estende attraverso la Valle del Leone fino alla Serra delle Concazze (l'orlo settentrionale della Valle del Bove), ed è ben visibile nella Fig. 3.

Fig. 3. Due frames catturati dalla telecamera termica dell'INGV-Osservatorio Etneo a Monte Cagliato (EMCT) alle ore 10:12-10:13 GMT, durante i momenti più violenti della fontana di lava del 23 novembre 2013, con abbondante ricaduta di materiale piroclastico caldo nella Valle del Leone e fino alla Serra delle Concazze.

La ricaduta di materiale piroclastico è stata intensa anche sul medio-alto versante nord-orientale dell'Etna, in particolare nella zona compresa fra Rifugio Citelli, Monti Sartorius, e Due Monti, dove sono caduti numerosi frammenti piroclastici relativamente densi con diametri fino a 20 centimetri. Alcuni di questi frammenti erano incandescenti, come è stato osservato da persone presenti sul terreno. Sono stati rotti i vetri di numerose automobili; al Rifugio Citelli tegole e pannelli solari sono stati distrutti dalla caduta di frammenti piroclastici grossolani (Fig. 4). Più a valle, la ricaduta piroclastica ha interessato in particolare i centri abitati di Piedimonte Etneo e Fiumefreddo, Giardini-Naxos e Taormina (Fig. 5). Ricadute di cenere sono state segnalate anche da Reggio Calabria e altre località nella Calabria sud-orientale, e più distante ancora, nel Salento (Puglia), a circa 370 km di distanza (in linea d'aria) dal NSEC.

Fig. 4. A sinistra: pannelli solari danneggiati dalla ricaduta di materiale piroclastico grossolano nei pressi del Rifugio Citelli, a 5 km dal NSEC sul fianco nord-orientale dell'Etna. A destra: parabrezza fratturato di un'automobile nei pressi dei Monti Sartorius, a 5.5 km dal NSEC sul fianco nord-orientale dell'Etna. Foto di Boris Behncke, INGV-Osservatorio Etneo.

Fig. 5. Automobili ricoperti di materiale piroclastico (lapilli con diametri fino a 2 cm) a Taormina, a circa 30 km di distanza dal NSEC in direzione nord-est. Foto di Boris Behncke, INGV-Osservatorio Etneo

Fra le ore 10:15 e 10:20 GMT, l'attività ha cominciato a mostrare segni di diminuzione, ed è successivamente passata nell'arco di pochi minuti da fontana di lava sostenuta ad attività stromboliana e deboli sbuffi di cenere; l'attività stromboliana si è conclusa verso le ore 10:55 GMT. In serata erano ancora visibili dei deboli e fluttuanti bagliori al NSEC, nonché due piccole colate di lava in lento avanzamento sul fianco orientale e un'altra sul fianco meridionale del cono, raggiungendo lunghezze di poche centinaia di metri (Fig. 6). Intermittenti bagliori sono stati osservati al NSEC anche nella notte fra il 24 e il 25 novembre.

Nel contesto degli ultimi episodi eruttivi, questo quarto evento in altrettante settimane si distingue per la sua breve durata (la fase di attività più intensa è durata circa 20 minuti), la rapida accelerazione dell'attività e la sua brusca cessazione, e per il carattere prevalentemente esplosivo dell'attività, che del resto è stata molto più violenta di quella dei tre episodi parossistici precedenti. Il volume di lava emessa è invece fra i più piccoli in tutta la serie di parossismi in corso da gennaio 2011. Tuttavia, il parossismo del 23 novembre 2013 è stato in molti sensi un evento "classico" di questo tipo, somigliando a quelli del 23 febbraio, 5-6 marzo e 20 aprile 2013.

Fig. 6. Colate laviche sui fianchi meridionale (sinistra) ed orientale (destra) del cono del NSEC nella serata del 23 novembre 2013, viste da San Giovanni La Punta, sul versante sud-orientale dell'Etna. Si nota che nessuna delle colate ha raggiunto la base del cono. Foto di Boris Behncke, INGV-Osservatorio Etneo

Sismologia

Fig. 7. RMS del segnale sismico (linea blu) e infrasonico (linea rossa) acquisiti dalla stazione ESLN (Serra La Nave) nella banda 0.5-5.5 Hz nel periodo 21 - 24 novembre 2013.

Anche la fontana di lava del 23 novembre 2013 ha mostrato importanti variazioni nei segnali sismici ed infrasonici monitorati in continuo dalle reti permanenti sismica ed infrasonica. Le ampiezze dei segnali sismici ed infrasonici sono iniziate ad aumentare durante la notte tra il 22 ed il 23 novembre (linee blu e rossa in Fig. 7), a causa dell’aumento di ampiezza del tremore vulcanico, dell’incremento in numero ed ampiezza degli eventi infrasonici, e della comparsa del tremore infrasonico. I valori massimi di ampiezza sono stati registrati alle 10:00 GMT circa del 23 novembre, in concomitanza con l’attività di fontana di lava, per poi diminuire in modo repentino. Alle 13:00 GMT circa i segnali sismici ed infrasonici presentavano ampiezze circa comparabili a quelle registrate prima dell’inizio dell’episodio di fontana di lava.