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Il parossismo dell'Etna del 27 aprile 2013

Fig. 1. Colonna eruttiva dell'episodio di fontana di lava (parossismo) del 27 aprile 2013 al Nuovo Cratere di Sud-Est (NSEC) e colata di lava diretta verso la Valle del Bove, in primo piano, viste da Monte Cagliato sul fianco orientale dell'Etna. Foto di Stefano Branca, INGV-Osservatorio Etneo.

Una settimana dopo il violento parossismo del 20 aprile 2013, il Nuovo Cratere di Sud-Est (NSEC) dell'Etna ha prodotto un nuovo episodio di fontana di lava nella serata del 27 aprile 2013, il 13° episodio di questo anno e il 38° da quando è iniziata la serie di parossimi a gennaio 2011. La fase parossistica è avvenuta dopo sei giorni di attività stromboliana ed emissioni di cenere, ed è stata meno intensa rispetto a quella del 20 aprile, generando una nube eruttiva carica di materiale piroclastico (Fig. 1), che è stata spinta dal vento verso nord-est, causando ricadute di cenere e piccoli lapilli a Linguaglossa, e cenere più fine a Taormina ed a Messina. All'inizio della fase parossistica, la spinta di lava dall'interno del cratere ha innescato il crollo di una parte del fianco orientale del cono del NSEC, formando una frana e un flusso piroclastico. Lava è stata emessa da quattro punti sui fianchi sud-ovest, sud-est, nord-est e nord del cono.

Fig. 2. Attività stromboliana ed emissione di cenere dal NSEC all'alba del 26 aprile 2013. Foto scattata da Tremestieri Etneo, distante 20 km a sud dal NSEC, da Boris Behncke, INGV-Osservatorio Etneo.

Il "preludio" di questo episodio è cominciato circa 24 ore dopo il parossismo del 20 aprile, nel pomeriggio del 21, con esplosioni stromboliane ed emissioni di cenere da una bocca posta all'interno del NSEC. Tale attività si è protratta, con minori variazioni, per cinque giorni, spesso creando cospicui pennacchi di cenere ben visibili per la quasi assenza di vento all'altezza della sommità del vulcano (Fig. 2). Nel pomeriggio del 26 aprile, l'attività ha cominciato gradualmente ad intensificarsi, passando ad una vivace attività stromboliana quasi senza emissione di cenere; contemporaneamente si è osservato una progressiva salita dell'ampiezza del tremore vulcanico.

Durante la notte fra il 26 e il 27 aprile, le pessime condizioni meteorologiche hanno precluso l'osservazione tramite i sistemi di sorveglianza visiva e termica; tuttavia l'ampiezza del tremore vulcanico, dopo aver raggiunto un piccolo picco nella notte è nuovamente leggermente diminuita per aumentare un'altra volta nella mattinata del 27 aprile. Durante la giornata del 27, si sono uditi frequenti boati, e sul versante nord-orientale del vulcano sono cadute piccole quantità di cenere fine.

Nel tardo pomeriggio del 27 aprile, l'attività eruttiva è aumentata rapidamente, però le osservazioni dirette, anche tramite le telecamere di sorveglianza visiva e termica, sono state difficili per la persistenza di nuvole in area sommitale fino alle ore 16:55 GMT (=ore locali -2).

Con le migliorate condizioni di visibilità, è stato possibile costatare che era iniziata da poco l'emissione di una colata di lava dall'orlo sud-orientale del NSEC, ed era visibile anche una piccola colata lavica proveniente dalla "sella" fra i due coni del Cratere di Sud-Est (SEC). L'attività stromboliana, caratterizzata da esplosioni quasi continue, accompagnate da boati forti, si è progressivamente intensificata per prendere il carattere di una fontana di lava pulsante, alta 150-200 m, da una bocca eruttiva posta nella parte orientale del cratere, che produceva getti fortemente inclinati verso est. Una seconda bocca, ubicata poco a ovest della precedente sempre all'interno del NSEC, era la fonte di forti esplosioni ad intervalli di pochi secondi. Alle ore 17:14 e 17:50 GMT sono avvenuti maggiori crolli di una parte del fianco orientale del cono, generando flussi piroclastici che si sono espansi per diverse centinaia di metri in direzione della parete occidentale della Valle del Bove (Fig. 3 e 4).

Fig. 3. Un piccolo flusso piroclastico avvenuto alle ore 17:50-17:51 GMT del 27 aprile 2013 è ben visibile nelle immagini registrate dalle telecamere di sorveglianza termica dell'INGV-Osservatorio Etneo sulla Schiena dell'Asino (mobile, MBT; a) e sul Monte Cagliato (EMCT; b).

Fig. 4. Flusso piroclastico delle ore 17:50-17:51 originatosi dal fianco orientale del cono del NSEC, causato dal collasso di una parte del medesimo fianco. La punta visibile a sinistra, dietro il cono del NSEC, è il vecchio cono del SEC. Foto scattata da Carmelo Bagiante e pubblicata qui con gentile permesso dell'autore.

Fig. 5. Fontana di lava e colate laviche durante la fase culminante del parossismo del 27 aprile 2013, viste da est. La colata principale (L1) esce dalla base della zona collassata sul fianco orientale del cono (C); una seconda colata (L2) viene alimentata da una bocca poco a destra di quella principale, e una terza colata lavica (L3), visibile più a destra, esce da una nuova bocca eruttiva alla base settentrionale del cono del NSEC. Foto scattata da Salvo Virzì e pubblicata qui con gentile permesso dell'autore (foto originale su Flickr).

Fig. 6. Flusso piroclastico (PDC) innescato dall'interazione esplosiva fra lava e neve sul terreno sulla parete occidentale della Valle del Bove, catturato dalla telecamera termica dell'INGV-Osservatorio Etneo sul Monte Cagliato (EMCT) alle ore 19:25 GMT del 27 aprile 2013.

La fase di fontana di lava è durata circa due ore, con forti variazioni nell'intensità dell'attività eruttiva. Più volte sembrava che il parossismo stesse per finire, e l'attività di fontana di lava è passata a violente esplosioni accompagnate da fortissimi boati, per riprendere dopo alcuni minuti con fontane di lava alte 200-300 m. Nell'intervallo fra le ore 19:30 e 19:45 GMT, la fontana di lava principale era fortemente inclinata verso nord-est.

Già dall'inizio della fase parossistica si era osservata l'emissione di lava sia dall'area della "sella" fra i due coni del SEC, alimentando una colata diretta verso sud e sud-est, sia dall'orlo sud-orientale del NSEC. Dopo il collasso di una parte del fianco orientale del cono, l'emissione di lava è continuata dal fondo della depressione formatasi durante il collasso (C in Fig. 5), alimentando una colata lavica (L1 in Fig. 5) che si è diretta verso est-nordest per poco meno di 1 km e poi verso sud-est, accostandosi al margine settentrionale del campo lavico complesso formatosi durante i parossismi precedenti. Durante la sua discesa sulla parete occidentale della Valle del Bove, questa colata ha ripetutamente interagito con neve presente sul terreno, generando piccoli lahars.

Alle ore 19:25 GMT l'interazione esplosiva fra lava e neve nella parte bassa della parete occidentale della Valle del Bove ha generato un piccolo flusso piroclastico carattterizzato da alte temperature (Fig. 6), che si è espanso per circa 1 km fino alla base della parete. Oltre all'interazione fra lava e neve sembra esserci stato anche un collasso del fronte lavico, che ha contribuito il materiale caldo al flusso piroclastico.

Un'altra colata di lava, molto più esigua, è stata emessa da una bocca posta alla base nord-orientale del cono del NSEC (L2 in Fig. 5), più o meno la stessa zona dove sono state emesse delle colate di lava durante alcuni dei parossismi fra il 3 e il 18 aprile 2013. Infine, si è aperta una nuova bocca effusiva alla base settentrionale del cono, dalla quale è stata emessa una colata di lava (L3 in Fig. 5), che si è accostata alla colata principale dopo aver percorso circa 1 km.

L'attività di fontana di lava è andata avanti fino alle ore 20:00 GMT per passare poi ad esplosioni stromboliane ed emissione di cenere; le ultime esplosioni sono avvenute intorno alle ore 21:20. La principale colata di lava è rimasta attiva per molte ore ancora per esaurirsi definitivamente nella tarda mattinata del 28 aprile.

Durante la giornata del 28 aprile 2013, sono avvenuti frequenti crolli all'interno della depressione creata dal collasso del fianco orientale del cono del NSEC; un crollo particolarmente voluminoso è avvenuto alle ore 10:13 GMT, creando una nube di polvere marrone rossastra. Oltre a questi eventi di crollo, non si è osservata alcuna attività eruttiva al NSEC fino al pomeriggio del 1 maggio 2013, quando ha ripreso una modesta attività esplosiva (esplosioni stromboliane e sbuffi di cenere), con le caratteristiche tipiche dell'attività di "preludio" a un nuovo episodio parossistico.

Gli effetti del parossismo del 27 aprile 2013 sul cono del NSEC sono ben visibili nelle foto delle Fig. 7 e 8, riprese la mattina del 29 aprile, in condizioni eccellenti di visibilità. L'effetto più cospicuo è l'apertura di una profonda depressione o nicchia di collasso nel fianco orientale del cono, larga circa 150 m e lunga intorno a 300 m. Il meccanismo che ha innescato il collasso potrebbe essere la spinta di magma dall'interno del cratere attraverso la base del cono, simile a ciò osservato alla base nord-orientale del cono in diversi casi a partire dal parossismo del 3 aprile 2013. Il materiale coinvolto nel collasso si è depositato alla base del cono, formando un dosso lungo almeno 500 m e orientato verso nord-est, effettivamente creando una sorta di barriera alla lava che usciva dal fondo della depressione di collasso e deviandola verso nord-est (Fig. 7 e 8). L'apertura di una bocca effusiva alla base settentrionale del cono, dalla quale è uscita la colata L3 delle Fig. 5 e 8, è stata accompagnata dalla formazione di una frattura lineare che taglia il cono dalla sua cima settentrionale fino alla base. Nonostante questi processi distruttivi, il cono ha complessivamente guadagnato in altezza, soprattuto sull'orlo settentrionale del NSEC.

Fig. 7. Vista da est (dai pressi di Macchia di Giarre) verso il NSEC (a sinistra) e il Cratere di Nord-Est (a destra, emettendo sbuffi di vapore bianco) e le colate di lava emesse dal NSEC durante il parossismo del 27 aprile 2013. Si nota la parte collassata del fianco orientale del cono. Foto ripresa la mattina del 29 aprile 2013 da Boris Behncke, INGV-Osservatorio Etneo.

Fig. 7. Il cono del NSEC visto dalla zona Ripe della Naca, sul fianco est-nordest dell'Etna, la mattina del 29 aprile 2013. La parte collassata del fianco orientale del cono è circondata dalla linea tratteggiata in giallo. Il deposito del collasso (Av) forma un dosso cospicuo alla base del cono, ostacolando il flusso di lava nella direzione delle colate precedenti e deviando la colata principale (L1) del 27 aprile verso nord-est. I punti d'emissione di lava sono indicati dai punti rossi-gialli; L2 e L3 sono le colate laviche emesse dalle bocche alla base nord-orientale e settentrionale del cono. Foto di Boris Behncke, INGV-Osservatorio Etneo.

Il parossismo del 27 aprile 2013 è stato molto meno violento rispetto a quello precedente, del 20 aprile, come si è manifestato nelle fontane di lava più basse (300-500 m rispetto a 800-1000 m nell'evento del 20 aprile), una colonna eruttiva meno forte e una quantità ben minore di materiale piroclastico di ricaduta. Di conseguenza, le ricadute di materiale piroclastico nelle aree sottovento - il settore nord-orientale del vulcano - hanno depositato solo cenere e piccoli lapilli a Linguaglossa e cenere fine nelle aree più lontane, come Taormina e Messina. Anche il volume di lava emesso durante l'episodio del 27 aprile è minore rispetto ai due parossismi precedenti. E' da notare che questo parossismo è stato preceduto da un "preludio" durato 6 giorni, e incominciato meno di 24 ore dopo la conclusione del parossismo precedente.