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Il parossismo dell'Etna del 20 aprile 2013

Fig. 1. Colonna eruttiva dell'episodio di fontana di lava (parossismo) del 20 aprile 2013, vista dai pressi di Giarre, sul basso versante orientale dell'Etna. Foto di Boris Behncke, INGV-Osservatorio Etneo.

Poco più di due giorni dopo l'episodio di fontana di lava del 18 aprile 2013, il Nuovo Cratere di Sud-Est (NSEC) dell'Etna ha prodotto un nuovo parossismo nel pomeriggio del 20 aprile 2013, il 12° episodio di questo anno e il 37° da quando è iniziata la serie di parossimi a gennaio 2011. Questo episodio è stato anche uno dei più violenti della serie, con fontane di lava che hanno raggiunto altezze di 800-1000 m e con la formazione di un'alta colonna di gas e materiale piroclastico, che è stata spostata dal vento verso est-sudest (Fig. 1) nonché l'emissione di una colata di lava verso la Valle del Bove.

Fig. 2. Il pennacchio di gas e cenere visibile al tramonto del 19 aprile 2013. Foto scattata da Tremestieri Etneo, distante 20 km a sud dal NSEC, da Boris Behncke, INGV-Osservatorio Etneo.

Dopo la cessazione dell'attività eruttiva alla conclusione del parossismo del 18 aprile, il vulcano era rimasto in uno stato di quiete per poco più di 12 ore; già nella tarda mattinata del 19 aprile, ha ripreso una discontinua attività esplosiva al NSEC, con emissione di sbuffi di cenere e occasionali lanci di materiale piroclastico caldo. Questa attività si è protratta fino alla tarda serata, generando un cospicuo pennacchio di cenere scura all'imbrunire (Fig. 2). Di notte, si sono visti intermittenti bagliori al NSEC, e le telecamere di sorveglianza dell'INGV-Osservatorio Etneo (INGV-OE) hanno mostrato sporadiche esplosioni stromboliane.

L'attività esplosiva è cessata in tarda serata, ma poco dopo si è riattivata la più bassa delle due bocche effusive che si erano formate alla fine dell'episodio parossistico del 12 aprile 2013 alla base del cono del NSEC. Una piccola colata di lava ha cominciato ad espandersi, inizialmente molto lentamente, in direzione della Valle del Bove; nel corso delle ore successive il tasso effusivo è gradualmente aumentato. Si è notato, allo stesso tempo, un lento incremento dell'ampiezza del tremore vulcanico. Tuttavia, era quasi totalmente assente qualsiasi attività esplosiva; e questa dinamica è continuata anche nella mattinata e fino al primo pomeriggio del 20 aprile.

Verso le ore 14:00 GMT (=ore locali -2) del 20 aprile, la colata lavica aveva percorso circa 1.5 km dalla sua fonte, avanzando lentamente sulla ripida parete occidentale della Valle del Bove.

Intorno alle ore 14:30 GMT, l'aumento dell'ampiezza del tremore vulcanico ha cominciato ad accelerare; mentre era tuttora assente quasiasi segno di attività esplosiva, ma poco dopo le ore 15:00 i sistemi di sorveglianza visiva e termica dell'INGV-OE hanno mostrato l'emissione di sbuffi di cenere dal NSEC (Fig. 3 in alto a sinistra), seguiti, alle ore 15:13, da lanci di materiale piroclastico caldo (Fig. 4 in alto a sinistra e 5 in alto a sinistra). In pochi minuti, questi lanci sono diventati continui, passando ad una sostenuta fontana di lava accompagnata dalla formazione di un'alta colonna eruttiva (Fig. 1 e 3-7), che è stata piegata dal vento verso est, con conseguenti ricadute di cenere e lapilli su un'area vasta nel settore orientale del vulcano. L'area maggiormente colpita dalla ricaduta di tefra (cenere e lapilli) si estende, lungo la fascia costiera ionica, da poco a sud di Guardia-Mangano fino a Fiumefreddo, compresi gli abitati di Giarre, Riposto e Mascali, e più a monte, comprende Santa Venerina, Zafferana, Milo e Sant'Alfio.

Fig. 3. Evoluzione del parossismo del 20 aprile 2013 al NSEC, catturata dalla telecamera di sorveglianza visiva dell'INGV-Osservatorio Etneo sulla Montagnola (EMOV). Il primo frame, in alto a sinistra, mostra il primo segno dell'inizio di un nuovo parossismo: uno sbuffo di cenere. Questo primo sbuffo è stato seguito in rapida successione da altri, sempre più forti, e 10 minuti dopo, dall'emissione di materiale piroclastico incandescente. L'immensa fontana di lava è visibile nei frames in alto a destra e in basso a sinistra; l'ultimo frame in basso a destra mostra gli ultimi sbuffi di cenere alla conclusione del parossismo.

Fig. 4. Quattro frames estratti da video registrato dalla telecamera di sorveglianza termica dell'INGV-Osservatorio Etneo sul Monte Cagliato (EMCT) durante il parossismo del 20 aprile 2013 al NSEC. Si vede la rapida evoluzione dei fenomeni esplosivi, dalle prime piccole anomalie termiche al cratere nel frame in alto a sinistra (oltre all'anomalia più cospicua corrispondente alla colata di lava già attiva dalla notte precedente) ad un'alta fontana di lava circa un quarto d'ora dopo (in alto a destra); abbondante ricaduta di materiale piroclastico caldo sul cono (in basso a sinistra); e infine la cessazione dell'attività esplosiva (in basso a destra).

Fig. 5. Quattro scene del parossismo del 20 aprile 2013 al NSEC, catturate dalla telecamera di sorveglianza termica dell'INGV-Osservatorio Etneo sulla Montagnola (EMOT). In alto a sinistra la prima anomalia termica indicativa di forte attività esplosiva registrata alle ore 15:13 GMT; in alto a destra il cratere è in piena attività di fontana di lava e si vede la ricaduta di materiale piroclastico grossolano (nel cerchietto bianco) fino alla zona della Bocca Nuova; in basso a sinistra la fontana di lava durante la fase di massima intensità nell'attività eruttiva; in basso a destra, dopo la fine del parossismo, il cono del NSEC e anche parte del vecchio cono del SEC ("old SEC") sono ricoperti di materiale caldo.

Fig. 6. La fase di massima intensità di attività di fontana di lava durante il parossismo del 20 aprile 2013 al NSEC, documentata in queste immagini delle telecamere mobili di sorveglianza visiva (MBV; in alto) e termica (MBT; in basso) sulla Schiena dell'Asino. Il getto sostenuto di lava va ben oltre il margine superiore dell'immagine.

Fig. 7. Colonna eruttiva alta circa 7 km sopra la cima dell'Etna, prodotta durante l'episodio di fontana di lava del 20 aprile 2013, vista da Adrano, sul fianco sud-occidentale dell'Etna. Foto scattata da Laura Musarra e pubblicata qui con gentile permesso dell'autrice (foto originale su Flickr).

Fig. 8. Flusso di vapore e cenere, accompagnato da un lahar (vapore bianco in basso), formatosi al contatto fra lava e neve sulla ripida parete occidentale della Valle del Bove verso la fine dell'episodio parossistico del 20 aprile 2013, visto dalla zona di Miscarello, sul fianco orientale dell'Etna. Foto di Boris Behncke, INGV-Osservatorio Etneo.

Fig. 9. Emissione di cenere alla fine dell'episodio parossistico del 20 aprile 2013, vista dalla zona di Miscarello sul fianco orientale dell'Etna, con la segnaletica stradale endemica nelle zone spesso colpite dalle ricadute di tefra (cenere e lapilli). Foto di Boris Behncke, INGV-Osservatorio Etneo.

Durante la fontana di lava, è aumentato notevolmente il tasso effusivo alla bocca eruttiva posta alla base del cono del NSEC, attiva dalle prime ore del 20 aprile, e la lava si è riversata in più rami sulla parete occidentale della Valle del Bove. In discesa, la lava ha localmente interagito in maniera esplosiva con accumuli di neve presenti sul terreno, generando lahars e flussi di vapore e cenere (Fig. 8) come quelli già visti durante diversi degli episodi eruttivi del 2011-2013. Diversamente dai parossismi precedenti, non è avvenuta emissione di lava dallo stesso NSEC, né attraverso l'apertura nel suo orlo sud-orientale, né dalla zona della "sella" fra i due coni del SEC. Invece l'attività esplosiva avveniva esclusivamente dal NSEC, anche se non è stato possibile stabilire se all'interno del cratere fossero attive una sola o più bocche eruttive.

L'attività di fontana di lava è andata avanti per circa un'ora, per mostrare i primi segni di diminuzione intorno alle ore 16:15 GMT; alle ore 16:25, l'attività era ridotta a forti esplosioni ed emissioni di cenere (Fig. 9), e alle 16:40 GMT il parossismo era sostanzialmente concluso. Anche l'ampiezza del tremore vulcanico è scesa repentinamente, senza però completamente rientrare sul livello normale. Nella serata, la colata di lava emessa dalla bocca effusiva alla base sud-orientale del cono del NSEC era ancora ben alimentata (Fig. 10). Durante la giornata del 21 aprile 2013, le pessime condizioni meteorologiche hanno precluso le osservazioni visive fino alla serata, quando le reti di sorveglianza visiva hanno mostrato sporadiche esplosioni stromboliane accompagnate da piccoli sbuffi di cenere al NSEC, e l'emissione di una piccola colata di lava dalla bocca effusiva alla base sud-orientale del cono del NSEC. Nelle prime ore del 22 aprile, le condizioni meteorologiche sono nuovamente deteriorate e l'Etna resta completamente invisibile (ore 10:00 GMT del 22 aprile 2013).

Fig. 10. Colata di lava emessa dalla bocca effusiva posta alla base sud-orientale del cono del SEC, ancora attiva nella serata del 20 aprile 2013, vista da Tremestieri Etneo, sul fianco meridionale dell'Etna. Foto di Boris Behncke, INGV-Osservatorio Etneo.

Messo nel contesto dell'attività recente dell'Etna e in particolare del NSEC dal 2011 ad oggi, l'episodio di fontana di lava del 20 aprile è stato uno dei parossismi più violenti della sequenza eruttiva attuale, e segna un cambiamento notevole nella dinamica dell'attività del NSEC rispetto ai parossismi del 3 e 12 aprile. Ciò si manifesta innanzitutto nel ridursi della durata degli intervalli fra un parossismo e l'altro, da 18 giorni (fra gli episodi del 16 marzo e del 3 aprile) a due giorni fra gli ultimi due parossismi. Durante gli ultimi tre episodi, i tempi di "preludio" si sono progressivamente raccorciati; spicca in particolare l'evoluzione dai primi sbuffi di cenere alla fontana di lava sostenuta, che si è svolta nell'arco di un quarto di un'ora. Questo episodio si distingue inoltre per la relativa semplicità del teatro eruttivo, con tutta l'attività esplosiva concentrata allo stesso NSEC e tutta l'attività effusiva concentrata alla sola bocca eruttiva posta alla base sud-orientale del cono. Si nota infine che, dopo il parossismo del 20 aprile 2013, i parametri monitorati non sono rientrati su un livello "normale" (i.e. di calma), indicando una dinamica più "vivace" del vulcano rispetto alle ultime settimane.