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Il parossismo dell'Etna del 3 aprile 2013

Fig. 1. La colonna eruttiva prodotta durante la fase culminante dell'episodio eruttivo del 3 aprile 2013 al Nuovo Cratere di Sud-Est (NSEC) dell'Etna, vista da Catania (a circa 25 km a sud dal cratere). Si nota la nube di color marrone in discesa sull'alto versante orientale del vulcano, causata da ripetuti crolli di materiale e flussi piroclastici dal fianco nord-orientale del cono del NSEC. Foto di Simona Scollo, INGV-Osservatorio Etneo.

Dopo quasi 18 giorni di relativa quiete, il Nuovo Cratere di Sud-Est (NSEC) dell'Etna ha prodotto il 9° episodio di fontana di lava (parossismo) di questo anno nel pomeriggio del 3 aprile 2013 (Fig. 1). Questo evento si distingue dagli episodi precedenti per la breve durata di fontane di lava sostenute (meno di 30 minuti) e per le incessanti esplosioni molto violente, che hanno generato boati forti udibili a decine di chilometri di distanza. Si sono inoltre aperte nuove bocche eruttive nei settori occidentale e nord-orientale del cono. Come già avvenuto durante il parossismo del 16 marzo 2013, la nube di materiale piroclastico è stata spostata dal vento verso sud-est, colpendo sostanzialmente le stesse zone che avevano subito danni a causa delle abbondanti ricadute di lapilli e cenere il 16 marzo.

Fig. 2. Evoluzione dell'attività eruttiva al NSEC nella prima fase dell'episodio eruttivo del 3 aprile 2013. La posizione della bocca nella "sella" fra il NSEC e il vecchio cono del SEC è indicata con le lettere "SV". Foto scattate da Monte Vetore, 6.4 km a sud-ovest dal NSEC da Boris Behncke, INGV-Osservatorio Etneo.

I primi segni di risveglio si sono osservati la mattina del 2 aprile 2013, quando dal NSEC sono avvenute ripetute emissioni di cenere, che hanno generato piccoli sbuffi di color marrone grigiastro senza inizialmente creare delle anomalie registrate dalle telecamere termiche dell'INGV-Osservatorio Etneo (INGV-OE) sulla Montagnola e su Monte Cagliato. Dalla tarda mattinata, la presenza di nuvole in zona sommitale dell'Etna ha ostacolato ulteriori osservazioni; tali condizioni hanno persistito anche durante la notte successiva. Tuttavia, nella notte sono stati occasionalmente visibili dei bagliori al NSEC, evidenza chiara di attività stromboliana in corso.

Nella mattinata del 3 aprile, si è osservato un graduale aumento dell'ampiezza del tremore vulcanico, accompagnato da numerosi segnali causati da esplosioni. Osservazioni visive dirette effettuate da personale INGV-OE a partire dalle ore 11:30 GMT (=ore locali -2) hanno rivelato che era in corso una vivace attività stromboliana da una o due bocche all'interno del NSEC (Fig. 2 in alto), con lanci di materiale piroclastico grossolano incandescente fino a qualche decina di metri sopra l'orlo craterico. In quella fase, non si è osservata alcuna attività eruttiva alla bocca ubicata nella "sella" fra il NSEC e il vecchio cono del SEC; la prima foto in Fig. 2 mostra il conetto formatosi durante i parossismi precedenti alla bocca della "sella" (SV) ancora ricoperto di neve.

Fra le ore 12:00 e 12:30 GMT l'attività al NSEC si è progressivamente intensificata, con frequenti e forti esplosioni stromboliane, che spesso hanno lanciato grandi quantità di bombe incandescenti con diametri di diversi metri sui fianchi del cono, generando forti boati (Fig. 2 in alto). Poco dopo le 12:35 GMT, ha cominciato l'emissione di cenere dalla bocca SV (Fig. 2 al centro), seguita pochi minuti più tardi da esplosioni stromboliane dalla medesima bocca. Alle ore 12:50 da questa bocca si è alzato un getto di lava incandescente continuo, formando una fontana sottile e alta 80-100 m, mentre dalle bocche all'interno del NSEC sono continuate le esplosioni, senza la formazione di fontane di lava (Fig. 2 in basso).

Per un lungo periodo, l'attività eruttiva è andata avanti in maniera simile, anche se con notevoli fluttuazioni nell'intensità e frequenza delle esplosioni dalle bocche all'interno del NSEC, alternando fra getti verticali e obliqui e l'esplosione di grandi bolle di lava. Verso le ore 13:05 GMT ha avuto inizio l'emissione di una colata di lava dal NSEC, prendendo il solito percorso attraverso la profonda lacuna nell'orlo sud-orientale del cratere. 20 minuti più tardi, questa colata di lava ha raggiunto l'orlo occidentale della Valle del Bove e cominciato la sua discesa sul ripido pendio della parete della Valle. Nel medesimo intervallo di tempo, ha avuto inizio anche l'emissione di lava dalla bocca SV, verso sud.

Sin dalle ore 12:30 GMT la nube eruttiva, che veniva piegata verso sud-est dal vento forte, conteneva modeste quantità di cenere, però intorno alle ore 13:40 l'emissione di cenere ha cominciato ad aumentare progressivamente. Contemporaneamente si è osservato anche un aumento nell'intensità dell'attività eruttiva e dell'ampiezza del tremore vulcanico.

Fig. 3. Evoluzione dell'attività eruttiva al NSEC nel pomeriggio del 3 aprile 2013, passando da forte attività stromboliana a fontane di lava. La posizione della bocca nella "sella" fra il NSEC e il vecchio cono del SEC è indicata con le lettere "SV". Foto scattate da Monte Vetore, 6.4 km a sud-ovest dal NSEC da Boris Behncke, INGV-Osservatorio Etneo.

Nell'intervallo fra le 13:40 e 14:15 GMT stava continuando l'attività di basse fontane di lava alla bocca SV, mentre le bocche all'interno del NSEC producevano fontane pulsanti in maniera intermittente, che si alternavano con le consuete esplosioni di bolle di lava (vedi Fig. 3). I getti incandescenti dalle bocche nel NSEC si sono alzati fino a circa 400 m sopra l'orlo craterico. Alle ore 14:15 GMT, si è osservata una repentina intensificazione dell'attività di fontana di lava dalla bocca SV, con getti che raggiungevano altezze di 400-500 m. Questa attività è stata accompagnata da un profondo rombo continuo, caratteristico delle fontane di lava; allo stesso tempo sono continuate le esplosioni alle bocche del NSEC che producevano boati fortissimi ogni 1-2 secondi.

Fra le ore 14:25 e 14:28 GMT, l'attività di fontana di lava ha subito una forte riduzione, per riprendere nuovamente molto energeticamente (Fig. 4); in questo intervallo si è aperta una nuova bocca eruttiva (NV) qualche decina di metri a ovest di SV, sul fianco orientale del vecchio cono del SEC, dalla quale veniva emessa cenere di color marrone grigiastro. In alcuni momenti, l'emissione di cenere da questa bocca era più sostenuta e pulsante, altrimenti era piuttosto passiva, formando una nube che si spingeva verso est alla base meridionale del NSEC. Nel frattempo, si è formata una densa nube di materiale piroclastico che si è alzata circa 2 km sopra la sommità dell'Etna, e che veniva spinta dal forte vento verso sud-est (Fig. 5).

Fig. 4. Attività di fontana di lava al NSEC e formazione di una densa nube di materiale piroclastico nella fase culminante dell'episodio eruttivo del 3 aprile 2013. La posizione della bocca nella "sella" fra il NSEC e il vecchio cono del SEC è indicata con le lettere "SV"; la sigla "NV" indica la posizione di una nuova bocca eruttiva, posta sil fianco orientale del vecchio cono del SEC che si vede a sinistra nell'immagine delle ore 14:35 GMT. Foto scattate da Monte Vetore, 6.4 km a sud-ovest dal NSEC da Boris Behncke, INGV-Osservatorio Etneo.

Fig. 5. La nube eruttiva prodotta durante la fase culminante dell'episodio parossistico del NSEC del 3 aprile 2013, vista da Monte Vetore, 6.4 km a sud-ovest dal NSEC. Si nota la "tenda" scura creata dalla ricaduta di materiale piroclastico (cenere e lapilli) dalla la nube eruttiva, interessando il fianco sud-orientale del vulcano. Il mare Ionio è visibile sullo sfondo a destra. Mosaico composto da tre foto di Boris Behncke, INGV-Osservatorio Etneo.

La ricaduta di materiale piroclastico ha interessato quasi la stessa zona già colpita dalla pioggia di lapilli del 16 marzo 2013, con gli abitati di Zafferana Etnea e Santa Venerina a monte, e la parte settentrionale di Acireale con diversi piccoli centri abitati limitrofi a nord fino al margine meridionale di Giarre, nella zona ionica. Tuttavia, il deposito piroclastico era meno spesso di quello del parossismo precedente, e le dimensioni dei lapilli erano inferiori. Leggi il rapporto dettagliato sul deposito di ricaduta del 3 aprile 2013 e il rapporto sul deposito di ricaduta del 16 marzo 2013.

Fra le ore 14:30 e 14:40 GMT, l'attività eruttiva ha raggiunto un nuovo picco in termini di intensità esplosiva con fontane di lava sostenute dalla bocca SV e forti esplosioni dalle bocche del NSEC. Alle 14:37 la telecamera termica dell'INGV-OE posta sul Monte Cagliato, sul fianco orientale dell'Etna, ha mostrato la formazione di un flusso piroclastico (PDC in Fig. 6), che ha avuto origine sul fianco nord-orientale del cono del NSEC. Immediatamente dopo il passaggio di questo flusso piroclastico, dalla stessa zona è stata emessa una colata di lava (LF in Fig. 6d), che ha cominciato a scendere verso la Valle del Bove. Poco dopo, una seconda colata di lava è comparsa poco più a sud, accostandosi a quella precedente.

Fig. 6. Sviluppo di un flusso piroclastico seguito dall'emissione di una colata di lava dal fianco nord-orientale del cono del NSEC, alle ore 14:37-14:39 GMT del 3 aprile 2013, documentati in questa serie di frames catturati da video registrato dalla telecamera termica dell'INGV-OE sul Monte Cagliato (EMCT). "LF" nel frame (a) indica i fronti lavici della colata emessa dal NSEC attraverso la lacuna nel suo orlo sud-orientale; "PDC" indica il flusso piroclastico, e "LF" nel frame (d) indica una nuova colata di lava emessa dalla stessa zona che ha dato origine al flusso piroclastico.

Fig. 7. Secondo flusso piroclastico originatosi dal fianco nord-orientale del cono del NSEC, alle ore 14:57 GMT del  3 aprile 2013, documentato in questa serie di frames catturati da video registrato dalla telecamera termica dell'INGV-OE sul Monte Cagliato (EMCT). "LF" indica colate laviche; "PDC" indica il flusso piroclastico.

Dopo le ore 14:40 GMT, l'attività di fontana di lava è rapidamente diminuita, passando ad una lunga serie di esplosioni molto forti, che hanno generato boati udibili fino a decine di chilometri di distanza, facendo vibrare porte e finestre nei centri abitati soprattutto sul fianco orientale. Durante questa fase di esplosioni violente, si è formato un secondo flusso piroclastico sul fianco nord-orientale del cono del NSEC (Fig. 7), che ha raggiunto una lunghezza di circa 1.5 km. La nube di cenere che si è alzata sopra questo flusso era di color marrone (Fig. 8), indicando un'alta percentuale di materiale derivato da un collasso sul fianco del cono, piuttosto che materiale juvenile.

Fig. 8. Questa sequenza fotografica mostra la discesa del secondo flusso piroclastico, alle ore 14:57 GMT del 3 aprile 2013, vista dalla Schiena dell'Asino sull'orlo meridionale della Valle del Bove. Si nota la differenza di colore fra la nube grigia di materiale piroclastico emessa dal NSEC in alto e il materiale marrone del flusso piroclastico, che è stato innescato da un collasso sul fianco nord-orientale del cono del NSEC provocato dall'apertura di nuove bocche eruttive su quel fianco. Le foto sono state scattate da Paola Garofalo e sono pubblicate qui con gentile permesso dell'autore.

La serie di forti esplosioni alla conclusione del parossismo è durata fino alle ore 15:05 GMT circa; successivamente è continuata un'emissione di cenere marrone soprattutto dalle bocche SV e NV, seguita, dalle ore 15:20 in poi, dall'emissione di dense volute di vapore bianco dalla stessa zona. Questa fase di attività in diminuzione è stata accompagnata dal consueto rientro repentino dell'ampiezza del tremore vulcanico su livelli normali. Dopo il tramonto, i flussi lavici emessi durante il parossismo erano ancora fortemente incandescenti (Fig. 9), e stava continuando una lenta emissione di lava da diverse bocche sui lati meridionale e nord-orientale del cono. Il volume di lava emessa durante questo episodio era notevolmente più grande rispetto a quelli delle colate dei parossismi precedenti. L'emissione di lava è sostanzialmente cessata durante il 4 aprile 2013.

Fig. 9. Colate laviche emesse durante l'episodio parossistico del 3 aprile 2013, ancora incandescenti e localmente in movimento nella serata dello stesso giorno. Nella parte sinistra dell'immagine si vede il campo lavico principale, creato dal trabocco lavico attraverso la profonda lacuna nell'orlo sud-orientale del NSEC; a sinistra in alto si vede una più piccola colata alimentata dalla zona della "sella" fra i due coni del SEC. Al centro, si notano due colate laviche ancora attive, alimentate da bocche eruttive sul basso fianco nord-orientale del cono del NSEC, nella zona dove hanno avuto origine i due flussi piroclastici delle ore 14:37 e 14:57 GMT. Foto scattata da Giovanni Puglionisi e pubblicata qui con gentile permesso dell'autore.

L'episodio parossistico del 3 aprile 2013 si distingue da molti dei suoi predecessori (33 parossismi fra il 12 gennaio 2011 e il 16 marzo 2013) per vari motivi. L'intensità dell'attività di fontana di lava era notevolmente inferiore a quella osservata durante i parossismi precedenti, ed è stata di breve durata (meno di 30 minuti), mentre sono state predominanti le esplosioni discrete ed insolitamente rumorose, perfino durante la fase di fontana di lava. Di conseguenza, la ricaduta di materiale piroclastico, sebbene interessando il medesimo settore già colpito durante il parossismo del 16 marzo, è stata meno abbondante, e le dimensioni dei lapilli erano meno grossolane, mentre l'intero cono del NSEC e le zone adiacenti erano soggette ad un'intensa e costante ricaduta di materiale piroclastico molto grossolano. Altro dettaglio di rilievo è l'apertura di nuove bocche eruttive nei settori occidentale e nord-orientale del cono. La bocca più occidentale, "NV", si trova sul versante orientale del vecchio cono del SEC, ed è stata luogo di emissioni di cenere largamente litica, senza evidenza di attività magmatica. Invece, l'attività che ha interessato il fianco nord-orientale del cono del NSEC è stata chiaramente magmatica con emissione di diverse colate di lava, che si distinguono bene nelle due foto di Fig. 10. Si nota inoltre la presenza di due depressioni larghe circa 100 e 50 m, sul versante nord-orientale del cono (Fig. 10 in basso); si tratta possibilmente di bocche esplosive, dalle quali hanno avuto origine i due flussi piroclastici delle ore 14:37 e 14:57. Alternativamente potrebbero essere le nicchie di distacco di frane di materiale caldo depositatosi rapidamente ed abbondantemente su un ripido pendio; tali frane avrebbero dato origine ai due flussi piroclastici.

Fig. 10. Il fianco nord-orientale del cono del NSEC dopo il parossismo del 3 aprile 2013, con le cicatrici lasciate dall'apertura di nuove bocche eruttive e collassi che hanno generato i flussi piroclastici delle Figg. 6-8. In alto, un'immagine del 4 aprile 2013, che mostra l'intero cono del NSEC con, a sinistra, il campo lavico prodotto dal trabocco verso sud-est, e a destra, le colate emesse dalle bocche alla base nord-orientale del cono, e il deposito dei flussi piroclastici nella parte centrale bassa dell'immagine. La seconda immagine, in basso, del 6 aprile 2013, mostra ciò che possibilmente è una frattura con due bocche (le depressioni di color marrone rossastro al centro), e dalle quali hanno avuto origine i due flussi piroclastici. La vista nelle due immagini è da Giarre, sul basso versante orientale dell'Etna. Foto scattate da Turi Caggegi e pubblicata qui con gentile permesso dell'autore.