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Il parossismo dell'Etna del 16 marzo 2013

Fig. 1. La grande fontana di lava del Nuovo Cratere di Sud-Est (NSEC) durante l'episodio di fontana di lava avvenuto la sera del 16 marzo 2013, vista da Randazzo (a 15 km di distanza dal cratere, sul versante nord-nordoccidentale dell'Etna). Il cospicuo cono di cui la sagoma è visibile alla base della fontana è il Cratere di Nord-Est. Foto ripresa da Gaetano Scarpignato e pubblicata qui con gentile permesso dell'autore.

Nella serata del 16 marzo 2013, il Nuovo Cratere di Sud-Est (NSEC) dell'Etna ha prodotto l'ottavo episodio di fontana di lava (parossismo) nell'arco di meno di quattro settimane, dopo un intervallo di calma di 10 giorni e mezzo (Fig. 1). Questo evento, uno dei più violenti nell'attuale serie di parossismi, è stato preceduto da una lunga fase di "preludio" (attività stromboliana) iniziatasi nel pomeriggio del 15 marzo, ed è stato seguito da una debole attività esplosiva all'interno della Voragine.

Fig. 2. Attività stromboliana al NSEC (al centro) nel pomeriggio del 16 marzo 2013, vista dalla zona di Monte S. Leo, lungo la strada che porta da Nicolosi alla zona turistica intorno al Rifugio Sapienza, sul fianco meridionale etneo. Al margine sinistro della foto, si vede una parte del vecchio cono del SEC, più avanti il cono piroclastico del 2002-2003, e in primo piano a destra una parte della Montagnola, con la cabina che ospita le telecamere visibili a bassa ed alta sensitività (EMOV ed EMOH) e termica (EMOT) dell'INGV-OE. Foto ripresa da Boris Behncke, INGV-Osservatorio Etneo.

Durante i giorni dopo l'episodio di fontana di lava del NSEC del 5-6 marzo 2013, era continuata l'attività stromboliana all'interno della Voragine, prima con numerosi brevi episodi molto intensi; successivamente si era osservato una lenta diminuzione in questa attività, e il 14 marzo, si le stazioni sismiche sommitali dell'INGV-OE hanno registrato solo deboli segnali sismici indicativi di attività stromboliana. Durante il pomeriggio del 15 marzo, le tracce sismiche hanno nuovamente mostrato numerosi segnali di attività esplosiva, e si è osservato un leggero aumento dell'ampiezza del tremore vulcanico, che è continuato, in maniera molto graduale, nella serata dello stesso giorno. Dopo il tramonto, erano visibili dei bagliori in corrispondenza del NSEC, e nei centri abitati più vicini (soprattutto, Zafferana Etnea, sul fianco sud-orientale etneo) sono stati uditi boati frequenti provenienti dal medesimo cratere. Tale attività è continuata per tutta la notte e durante la mattinata del giorno successivo. Le telecamere di sorveglianza dell'INGV-OE nonché osservatori sul terreno hanno visto che molte esplosioni hanno generato anelli di gas.

Fig. 3. Trabocco lavico nella profonda fenditura che taglia l'orlo sud-orientale del NSEC, poco dopo le ore 17:00 GMT (=ore locali -1) del 16 marzo 2013, visto dal "Piano del Lago", vicino al cono del 2001, sull'alto fianco meridionale dell'Etna. Foto ripresa da Simona Scollo, INGV-Osservatorio Etneo.

Fig. 4. Fontana di lava e colonna eruttiva carica di materiale piroclastico viste dalla strada provinciale 92 nei pressi di Monte Vetore, sul versante sud-sudoccidentale etneo, alle ore 17:45 GMT del 16 marzo 2013. Si vedono inoltre la Montagnola innevata (in basso al centro) e l'illuminazione stradale nei pressi del Rifugio Sapienza. Foto ripresa da Boris Behncke, INGV-Osservatorio Etneo.

Fig. 5. Fontana di lava e colonna eruttiva alta circa 2 chilometri, prodotte dall'episodio eruttivo al NSEC del 16 marzo 2013, vista da Randazzo, sul fianco nord-nordoccidentale etneo. Si vede nettamente che la fontana viene da un punto sulla sinistra del cono del Cratere di Nord-Est, la vetta più alta dell'Etna a 3329 m. Foto ripresa da Marco Crimi e pubblicata qui con gentile permesso dell'autore

Nel primo pomeriggio del 16 marzo, l'attività ha cominciato ad intensificarsi più rapidamente, e frequenti getti di lava incandscente sono stati lanciati fino a 100-150 m sopra l'orlo craterico (Fig. 2). Intorno alle ore 17:00 GMT (=ore locali -1) è iniziato un trabocco di lava attraverso la profonda apertura nell'orlo sud-orientale del NSEC (Fig. 3). Circa 15 minuti dopo, le esplosioni sono diventate progressivamente più forti, lanciando bombe incandescenti sui fianchi esterni del cono; contemporaneamente è aumentato il contenuto di materiale piroclastico (cenere e lapilli) nella nube eruttiva, che veniva spinta dal vento verso sud-est.

Fra le 17:30 e 17:45 GMT, l'attività eruttiva è passata da esplosioni stromboliane a fontane di lava discontinue e fortemente oscillanti in altezza (fra 50 e 300 m), per diventare più sostenute dopo le 17:45; sono comunque state osservate delle forti oscillazioni in altezza anche dopo quell'ora. I getti più alti hanno chiaramente raggiunto 600-800 m di altezza sopra l'orlo craterico, mentre la colonna eruttiva si è alzata circa 2 km sopra la cima dell'Etna prima di essere spinta dal forte vento verso sud-est. Intorno alle ore 18:00, si sono osservati alcuni fulmini all'interno della nube eruttiva.

Tutto il cono del NSEC e le zone adiacenti a sud e sud-est sono stati soggetti ad un'abbondante ricaduta di materiale piroclastico grossolano; ciò ha precluso l'osservazione diretta di un'eventuale ripresa dell'attività eruttiva nella "sella" fra i due coni del Cratere di Sud-Est (SEC). Tuttavia, osservazioni effettuate dopo la conclusione del parossismo hanno evidenziato l'emissione di una colata di lava anche dalla zona della "sella", sebbene di dimensioni inferiori rispetto alle colate emesse dalla medesima zona durante i parossismi precedenti. Nella fase di più intensa attività di fontana di lava, molte bombe hanno raggiunto i coni piroclastici formatisi durante l'eruzione del 2002-2003. Le fasi di più intensa attività e con le fontane di lava più alte sono state ben visibili dall'abitato di Randazzo, sul versante nord-nordoccidentale dell'Etna, a circa 15 km dal NSEC (Fig. 1, 5 e 6).

Il versante sud-orientale dell'Etna era sottoposto ad una copiosa ricaduta di materiale piroclastico; questo materiale ricadeva ancora incandescente sulla parete occidentale della Valle del Bove. Più a valle, nelle zone abitate fra Zafferana Etnea, Santa Venerina e diversi paesi a nord di Acireale, si è formato un deposito di lapilli scoriacei, che a Zafferana Etnea ha localmente raggiunto spessori di 10 cm. Molti frammenti in quella zona avevano diametri fra 5 e 8, più raramente 10 cm, ed è stata segnalata la rottura dei parabrezza di numerose automobili nonché i vetri di lucernari, e tegole di diversi tetti. Ancora sulla costa ionica, il deposito consisteva largamente in piccoli lapilli, con una frazione minore di cenere.

L'attività eruttiva ha cominciato a mostrare i primi segni di diminuzione verso le ore 18:04 GMT, e alle 18:10, l'attività è passata a violente esplosioni con lanci "a ventaglio" di notevoli quantità di bombe incandescenti, accompagnati da forti boati e detonazioni.

Fig. 6. Due fotografie della fontana di lava del NSEC nella serata del 16 marzo 2013, riprese da Randazzo, sul versante nord-nordoccidentale dell'Etna. Foto riprese da Elia Priolo e pubblicate qui con gentile permesso dell'autore.

Queste esplosioni sono cessate alle ore 18:20 GMT, però alle 18:27 sono avvenute due esplosioni particolarmente forti, che hanno lanciato materiale incandescente grossolano verso sud-ovest fino ad una distanza di 1.5 km dal cratere. Alcune esplosioni stromboliane molto meno forti sono avvenute poco dopo le ore 18:30 GMT.

Alle ore 03:49 GMT del 17 marzo 2013, ha avuto inizio una serie di esplosioni dalla Voragine, che si è protratta per circa 5 minuti, generando forti anomalie nelle riprese della telecamera termica dell'INGV-OE sulla Montagnola (EMOT), e probabilmente piccoli sbuffi di cenere. Nelle ore successive, deboli bagliori provenienti dalla Voragine sono stati registrati dalla telecamera visiva ad alta sensitività sulla Montagnola (EMOH). Sono inoltre avvenuti diversi crolli di materiale ancora caldo da parti instabili del NSEC, che hanno generato minori quantità di cenere.

Fig. 7. Vista panoramica del NSEC e delle colate laviche recenti sulla parete occidentale della Valle del Bove, ripresa la mattina del 18 marzo 2013 da Giarre, sul basso versante orientale dell'Etna. La lava emessa durante il parossismo del 16 marzo 2013 si distingue per il suo colore marrone da quelle precedenti, che sono più scure. Si nota inoltre l'accentuata asimmetria del cono del NSEC, il cui orlo settentrionale (a destra) è diverse decine di metri più alto di quello meridionale (a sinistra). Foto ripresa da Turi Caggegi e pubblicata qui con gentile permesso dell'autore.