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Aggiornamento Etna e Stromboli, 19 febbraio 2013

Fig. 1. L'Etna vista da Catania alla fine dell'episodio parossistico del Nuovo Cratere di Sud-Est intorno alle ore 05:00 GMT (=ore locali -1) del 19 febbraio 2013. Continua l'emissione di cenere, che viene spostata verso est dal vento, e le colate di lava in discesa verso la Valle del Bove stanno ancora avanzando. Si nota anche una piccola colata di lava, più a sinistra, che è scesa sul fianco meridionale del cono del Nuovo Cratere di Sud-Est. Foto ripresa da Bruno Bonaventura e pubblicata qui con gentile permesso dell'autore (foto originale su Flickr)

Etna: episodio di fontane di lava al Nuovo Cratere di Sud-Est. Quasi dieci mesi dopo l'ultimo episodio di fontana di lava (parossismo) avvenuto il 24 aprile 2012 al Nuovo Cratere di Sud-Est (NCSE) dell'Etna, nelle ore mattutine del 19 febbraio 2013 il medesimo cratere ha prodotto un nuovo parossismo con emissione di colate di lava, flussi piroclastici, lahars, e una nube di cenere diretta verso est (Fig. 1). L'episodio è stato preceduto da qualche giorno di debole attività stromboliana all'interno del cratere, che poi ha cominciato ad intensificarsi gradualmente durante la notte del 18-19 febbraio.

Fig. 2. Attività stromboliana al Nuovo Cratere di Sud-Est alle ore 05:15 GMT del 17 febbraio 2013, vista da Tremestieri Etneo. Foto ripresa da Boris Behncke, INGV-Osservatorio Etneo

I primi segni di una ripresa dell'attività eruttiva al NCSE sono stati osservati la sera del 13 febbraio, quando la telecamera ad alta sensitività dell'INGV-OV sulla Montagnola (EMOH) ha registrato deboli bagliori provenienti dall'interno del cratere. Il fenomeno si è protratto, in maniera discontinua, per tutta la notte ed era nuovamente visibile la sera del 14 febbraio. Nelle prime ore del 15 febbraio, sono stati osservati anche lanci di bombe incandescenti, che hanno superato di poco l'altezza dell'orlo craterico, senza ricadere sui fianchi esterni del cono.

L'attività stromboliana si è gradualmente intensificata nelle ore mattutine del 17 febbraio; contemporaneamente l'ampiezza del tremore vulcanico registrato in area sommitale ha cominciato a crescere. All'alba, piccole esplosioni stromboliane si sono susseguite ad un ritmo di una ogni 1-2 secondi, lanciando materiale piroclastico grossolano fino a qualche decina di metri sopra l'orlo craterico (Fig. 2).

Dopo aver raggiunto un picco intorno alle ore 06:00 GMT (=ore locali -1), sia l'ampiezza del tremore vulcanico sia l'intensità dell'attività stromboliana hanno cominciato a diminuire; il tremore vulcanico è tornato su livelli normali poche ore dopo, e la sera del 17 febbraio, le telecamere di sorveglianza non mostravano alcun segno di attività eruttiva. Tuttavia, la visibilità era spesso ostacolata dalla presenza di una copertura nuvolosa in area sommitale etnea. Le pessime condizioni meteorologiche hanno persistito anche durante tutta la giornata del 18 febbraio; solo poco prima della mezzanotte l'area sommitale dell'Etna si è liberata dalle nuvole, rivelando nuovamente una continua, sebbene debole attività stromboliana all'interno del NCSE.

Per diverse ore l'attività è andata avanti nella stessa maniera, senza mostrare segni evidenti di aumentare, essendo sostanzialmente una ripetizione dell'attività della matina del 17 febbraio. Nell'intervallo fra le ore 00:00 e 02:00 GMT del 19 febbraio, l'ampiezza del tremore vulcanico è aumentata molto gradualmente; dopo le 02:00 invece ha cominciato ad incrementare più decisamente. Contemporaneamente, l'attività eruttiva ha cominciato ad intensificarsi e le bombe vulcaniche hanno cominciato a ricadere sui fianchi del cono del NCSE. Un'ulteriore intensificazione si è notata verso le 03:40 GMT; tuttavia l'attività era sempre confinata ad una sola bocca nel centro della depressione craterica. Circa 10 minuti dopo, ha avuto inizio un trabocco lavico, che passando attraverso la profonda fenditura nell'orlo sud-orientale del cratere, si è diretto verso la ripida parete occidentale della Valle del Bove (Fig. 3a).

Alle ore 03:57 GMT il piccolo "pit crater" (ufficiosamente anche chiamato "pittino") formatosi alla fine di agosto 2012 sull'orlo sud-occidentale del NCSE ha cominciato ad emettere cenere, e nei minuti successivi, sono avvenuti ripetuti crolli delle sue pareti, generando frane sul fianco meridionale del cono (Fig. 3b). Nel frattempo, l'attività della bocca principale al centro del cratere è rapidamente aumentata; alle ore 04:03 una fontana di lava si stava alzando circa 200 m sopra la cima del cono. Durante l'intervallo fra le 04:03 e 04:07 GMT, si sono attivate diverse bocche eruttive lungo una frattura che taglia il cratere da ovest a est, dal "pittino" fino alla fenditura sul fianco sud-orientale del cono (Fig. 3c). L'attività ha generato una densa nube di cenere vulcanica che dal vento è stata spinta verso est. Subito, l'intero cono del NCSE è stato soggetto a una ricaduta abbondante di materiale piroclastico grossolano (Fig. 3d). Oltre alla colata lavica principale, diretta verso sud-est, un piccolo flusso lavico si è sviluppato anche a valle del "pittino", seguendo la traccia della frattura che si era aperta nella sella fra il vecchio e il nuovo cono del CSE il 4 marzo 2012.

Fig. 3. Frames estratti da video registrato dalla telecamera di sorveglianza visiva dell'INGV-Osservatorio Etneo (Catania) sulla Montagnola (EMOV) durante le prime fasi del parossismo del 19 febbraio 2013. Si nota come in un intervallo di poco più di 15 minuti, l'attività eruttiva del Nuovo Cratere di Sud-Est è passata da intensa attività stromboliana ad una sola bocca eruttiva a fontane di lava da 3 o 4 bocche eruttive lungo una frattura orientata più o meno ovest-est.

Alle ore 04:15 GMT, le fontane di lava si alzavano 300-500 m sopra l'orlo craterico; l'abbondante ricaduta di bombe e brandelli di lava fluida ha ricoperto l'intero fianco meridionale del cono di materiale incandescente. Presto, questo materiale ha cominciato a scivolare e franare, formando piccole valanghe di materiale incandescente, che alla loro volta hanno generato nubi di cenere. Nell'intervallo fra le 04:16 e 04:18 GMT, il fianco meridionale del cono era praticamente scomparso dietro una densa cortina di materiale incandescente in ricaduta dalle fontane di lava (Fig. 4a). Contemporaneamente, dall'alto versante orientale dell'Etna si sono alzate dense nubi di vapore, generate dall'abbondante ricaduta di materiale piroclastico incandescente sulla neve presente sul terreno.

Alle ore 04:19 GMT, dal fianco meridionale del cono del NCSE si è distaccata una valanga più imponente di materiale accumulatosi nei minuti precedenti, generando un piccolo flusso piroclastico che si è espanso verso sud e poi verso sud-est per alcune centinaia di metri. Durante i primi circa 20 secondi del suo avanzamento, il fronte di questo flusso era incandescente (Fig. 4b e 4c); ancora dopo 30 secondi si vedevano zone luminose nella nube di cenere prodotta dal flusso piroclastico (Fig. 4d). Le alte temperature all'interno del flusso sono anche evidenti nelle immagini della telecamera termica dell'INGV-OE posta su Monte Cagliato, sul fianco orientale dell'Etna (Fig. 5a).

Fig. 4. Sviluppo di un piccolo flusso piroclastico (con nube incandescente) durante la fase di massima intensità del parossismo al Nuovo Cratere di Sud-Est, 19 febbraio 2013, documentato in questi frames che sono stati estratti da video ripreso da Klaus Dorschfeldt (la pubblicazione qui è grazie al gentile permesso dell'autore). Gli orari sono stati assegnati sulla base delle riprese delle telecamere di sorveglianza dell'INGV-Osservatorio Etneo. Il video originale, ripreso da Klaus Dorschfeldt da Catania, può essere visualizzato su YouTube.

La colata lavica principale, che aveva cominciato ad scendere in direzione della Valle del Bove, si è inizialmente espansa lentamente per raggiungere l'orlo della Valle intorno alle ore 04:35 GMT. Alle 04:36, la telecamera termica di Monte Cagliato (versante orientale) dell'INGV-OE ha registrato la discesa di un lahar (flusso di fango) dalla zona di Belvedere (Fig. 5b e 5c), alla quale è seguita la rapida espansione, sulle tracce dello stesso lahar, di una larga colata di lava, che in meno di 20 minuti ha raggiunto la base della ripida parete della Valle del Bove. Durante la sua discesa, la lava ha continuato a scogliere la neve presente sul terreno, generando diversi lahars (Fig. 5d). Alle 04:50 GMT, una seconda colata di lava ha cominciato la discesa sulla parete più a nord rispetto alla prima colata (a destra nella Fig. 6), la cui interazione con la coltre di neve sul terreno ha generato alla sua volta dei lahars. Infine, alle ore 05:00 GMT una terza colata di lava - anch'essa produttrice di un lahar - ha cominciato ad espandersi sulla parete della Valle del Bove più a sud della prima colata (a sinistra nella Fig. 6).

Fig. 5. Frames estratti da video registrato dalla telecamera di sorveglianza visiva dell'INGV-Osservatorio Etneo a Monte Cagliato (EMCT) che mostrano la messa in posto del flusso piroclastico delle ore 04:19 GMT (a); e la successiva formazione di lahars generati dallo scioglimento della coltre nevosa al contatto con le colate laviche in discesa sulla ripida parete occidendale della Valle del Bove.

Fig. 6. Colate di lava in discesa sulla ripida parete occidentale della Valle del Bove, seguendo gli stessi percorsi dei lahars (i flussi ramificati scuri) prodotti precedentemente dall'interazione delle  stesse colate con la neve. La colata più lunga e larga, al centro, è stata messa in posto prima, seguita da quella più a destra (nord) e infine quella a sinistra (sud). Il Nuovo Cratere di Sud-Est, fonte di queste colate laviche, è fuori dall'immagine in alto. Foto ripresa da Giarre, sul basso fianco orientale dell'Etna, da Turi Caggegi e pubblicata qui con gentile permesso dell'autore (foto originale su Flickr)

In un orario difficile da stabilire, ma probabilmente prima delle ore 05:00 GMT, è stata emessa anche una piccola colata lavica sul fianco settentrionale del cono del NCSE, espandendosi per poche centinaia di metri in direzione della Valle del Leone (Fig. 7). Non è al momento chiaro se questa colata sia stata emessa da una bocca o frattura fuori dall'orlo del cratere, o se sia il prodotto di un trabocco dall'interno del cratere.

Fig. 7. Vista panoramica del fianco orientale dell'Etna con la Valle del Bove alla fine del parossismo del 19 febbraio 2013. Sono ben visibili le tracce scure dei lahars, che hanno preceduto le colate di lava, ancora in fase di espansione. A destra, la neve sul fianco della montagna è ricoperta di materiale piroclastico, formando una striscia nera. Si nota inoltre una piccola colata di lava in alto a destra, che è uscita dal lato settentrionale del Nuovo Cratere di Sud-Est. Foto ripresa da Giarre da Turi Caggegi e pubblicata qui con gentile permesso dell'autore (foto originale su Flickr)

L'attività di fontana di lava ha cominciato a mostrare i primi segni di diminuzione già alle ore 04:25 GMT, quando le fontane di lava hanno subito una notevole riduzione di altezza; intorno alle 04:35 l'attività di fontana di lava dal "pittino" è passata all'emissione di cenere alternandosi con brevi getti di lava incandescente. Alle ore 04:45 GMT, una sola bocca, nella zona centrale del NCSE continuava a produrre fontane di lava alte circa 200 m. Pochi minuti dopo invece, sul basso versante sud-orientale del cono è apparso un nuovo flusso lavico ben alimentato, possibilmente dopo l'apertura di una nuova bocca eruttiva nella parte bassa della fenditura che taglia quel settore del cono. Le immagini delle telecamere di sorveglianza mostrano anche una breve attività di fontana di lava in quel sito, che tuttavia è durata poco, e alle ore 05:00 GMT l'attività di fontana di lava si era sostanzialmente esaurita.

Nell'intervallo fra le ore 05:00 e 05:15 GMT, l'attività consisteva nella continua emissione di una densa nube di cenere con frequenti getti di lava e forti esplosioni, che hanno lanciato bombe incandescenti fino alla cima del vecchio cono del CSE. Dopo le ore 05:15 GMT, persisteva soltanto l'emissione di cenere. Alle ore 05:22, è stato emesso uno sbuffo di cenere anche dalla Bocca Nuova; poco dopo l'emissione di cenere dal NCSE è notevolmente diminuita diventando discontinua, e gli ultimi, deboli sbuffi di cenere sono stati osservati intorno alle ore 06:10 GMT. Una lenta emissione di lava è continuata ancora per diverse ore dalla bocca più bassa, apertasi poco dopo le ore 04:47 GMT, sul fianco sud-orientale del cono.

Nel tardo pomeriggio del 19 febbraio 2013 sono stati osservati nuovamente alcuni sbuffi di cenere provenienti dalla Bocca Nuova.

Fig. 8. Immagini riprese durante il sopralluogo effettuato da personale INGV-Osservatorio Etneo al Nuovo Cratere di Sud-Est poche ore dopo il parossismo del 19 febbraio 2013. L'immagine a sinistra mostra la "sella" fra il vecchio (a sinistra) e il nuovo (a destra) cono del Cratere di Sud-Est, nella quale è scesa una piccola colata di lava alimentata dal "pit crater" ("pittino") apertosi il 27 agosto 2012 sull'orlo sud-occidentale del Nuovo Cratere di Sud-Est. Si nota una piccola fenditura che si è aperta, possibilmente dovuto al crollo dell'orlo del "pittino". Il piccolo cono a sinistra è il "Sudestino", formatosi nella primavera del 2000 durante una serie di episodi parossistici al (vecchio) Cratere di Sud-Est. Nell'immagine a destra, si vede il fronte della colata di lava uscita dal "pittino", che dopo essersi accostato al fianco meridionale del cono del Nuovo Cratere di Sud-Est, si è fermato poco distante dalla stazione di monitoraggio di "Belvedere". Sono inoltre da notare i depositi di piccoli lahars (il materiale dall'aspetto liscio ai piedi della persona), e il deposito marrone-rossastro prodotto dal flusso piroclastico delle ore 04:19 GMT. Foto riprese da Francesco Ciancitto, INGV-Osservatorio Etneo.

Un sopralluogo effettuato in zona sommitale alcune ore dopo la cessazione dell'attività ha rivelato che la colata di lava emessa dal "pittino" sul fianco sud-occidentale del cono del NCSE, ha circondato la base meridionale del cono per arrestarsi poco prima di raggiungere la zona di Belvedere, sito di una stazione di monitoraggio multiparametrico dell'INGV-OE e due telecamere non operate dall'INGV. Le due foto in Fig. 8 mostrano la zona d'origine della colata (a sinistra) e il fronte lavico (a destra), che si sovrappone ai depositi di piccoli lahars e del flusso piroclastico delle ore 04:19 GMT.

Il deposito di ricaduta piroclastica (cenere e scorie) si espande dal NCSE verso est in un settore molto stretto, passando attraverso le zone popolate di Milo e Fornazzo fino a Giarre e Riposto, sulla costa ionica.

L'episodio parossistico del 19 febbraio 2013 è il primo evento del genere dopo l'episodio del 24 aprile 2012, e nelle sue caratteristiche principali è stato molto simile agli episodi di fontana di lava del 2011-2012. La durata dell'attività di fontana di lava è stata di circa 50 minuti, anch'essa tipica di questo genere di attività. Oltre all'attività magmatica, sono avvenuti diversi fenomeni secondari, come il flusso piroclastico delle ore 04:19, diversi flussi di vapore e cenere generati dall'interazione esplosiva fra lava e neve, e lahars. Il flusso piroclastico ha avuto origine nello scivolamento di materiale caldo accumulatosi repentinamente sul ripido fianco del cono, un meccanismo finora non ben documentato nella letteratura scientifica.

Al momento di pubblicazione di questo rapporto in rete (19 febbraio 2013, ore 23:00 GMT), si osserva una ripresa dell'attività stromboliana al NCSE, accompagnata da un aumento dell'ampiezza del tremore vulcanico.

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Stromboli: cessata l'attività effusiva. Una nuova fase di intermittente attività effusiva dello Stromboli, consistendo in piccoli trabocchi di lava dalla terrazza craterica, è iniziata il 8 febbraio 2013, e si è protratta con fluttuazioni significative fino alla mattina del 17 febbraio. In questo intervallo, hanno avuto luogo diversi episodi di attività effusiva, che hanno prodotto colate laviche con lunghezze cha variavano da poche decine di metri fino a qualche centinaio di metri, nei settori settentrionale e nord-occidentale della Sciara del Fuoco.

Dopo la cessazione di un piccolo trabocco nel pomeriggio del 10 febbraio, ha ripreso l'attività effusiva nelle ore mattutine del giorno successivo. Durante il pomeriggio del 11 febbraio, si sono formate tre piccole colate laviche (Fig. 9 in alto), la più occidentale delle quali si è espansa per alcune centinaia di metri. Nella serata dello stesso giorno erano attivi ancora due flussi, verso nord e nord-ovest; queste colate sono rimaste alimentate fino alla mattina del 12 febbraio. Il flusso più occidentale si è successivamente arrestato, mentre quello diretto verso nord è continuato fino al primo pomeriggio dello stesso giorno.

Dopo un intervallo di non visibilità dovuto alle cattive condizioni meteorologiche, nella tarda serata del 12 febbraio, era attiva una nuova colata di lava diretta verso nord-ovest. Questo flusso è progessivamente diminuito, ma era tuttora in corso quando, nel corso di un forte temporale nella zona di Stromboli, si è interrotta la trasmissione delle immagini delle telecamere di sorveglianza a quota 400 m. Alla ripresa della trasmissione video, verso le ore 10:00 GMT del 13 febbraio, la colata lavica del giorno precedente era tuttora attiva. Inoltre, la bocca N2, posta sull'orlo nord-occidentale della terrazza craterica, produceva una continua attività di spattering, che ha generato una piccola colata di lava che si è affiancata a quella già attiva (Fig. 9 in basso).

L'attività di spattering è durata per alcune ore per diminuire nel tardo pomeriggio del 14 febbraio. Successivamente, l'attività effusiva ha subito una forte diminuzione, generando solo piccoli trabocchi, con colate lunghe alcune decine di metri, in direzione nord-ovest. Nelle ore mattutine del 17 febbraio, l'attività effusiva è del tutto cessata. Al momento si osserva solo la normale, persistente attività stromboliana caratteristica di questo vulcano.


Fig. 5 (a sinistra). Frames estratti da video ripreso dalla telecamera termica a quota 400 sullo Stromboli (SQT), il 11 febbraio (sopra) e il 14 febbraio 2013 (sotto).