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Quest’isola, di circa 9.5 km2 e con un’altezza di 774 m s.l.m., è il risultato dell’attività di molteplici centri vulcanici che hanno eruttato in un arco di tempo di circa 800 ka al di sopra di una crosta continentale spessa circa 18 km (Morelli et al. 1975). L’isola fa parte di un enorme sistema vulcanico in gran parte sommerso che si estende per circa 35 km verso NO, terminando nel centro vulcanico sommerso di Alicudi nord. Del sistema fanno parte anche lo scoglio della Canna e la secca del Banco di Filicudi.

Secondo Santo et al. (1995) le vulcaniti dell’isola sono state emesse a partire da 1.020 ka fa (datazioni 39Ar/40Ar) in differenti periodi eruttivi separati da stasi, durante le quali si sono verificate variazioni eustatiche del livello marino, evidenziate dalla presenza di un conglomerato d’abrasione marina che interessa le formazioni vulcaniche più antiche.

La carta geologica dell’isola è il risultato di una semplificazione dei lavori di dettaglio di Villari (1980) e Manetti et al. (1995), che hanno studiato la stratigrafia delle vulcaniti dell’isola, suddividendole in 3 periodi eruttivi, durante i quali sono stati attivi, anche contemporaneamente, almeno 6 edifici vulcanici e vari centri periferici.

Periodo I - Le vulcaniti, colate laviche contenenti xenoliti crostali e cineriti laminate con lapilli accrezionali (wet surge), sono state emesse dal centro di Zucco Grande, ubicato in mare aperto e oggi affiorano lungo la costa nordorientale dell’isola. In cima alla successione ci sono depositi piroclastici da ricaduta. Queste vulcaniti sono le più antiche di tutto l’arcipelago, essendo state datate 1.020 ka fa (Santo et al. 1995). Alla fine dell’attività di Zucco Grande è avvenuto un collasso vulcano-tettonico che ha smantellato completamente l’edificio vulcanico. C’è stato poi seguito un periodo di stasi e d'erosione della durata di circa 700 ka, dopodiché l’attività è ripresa nei centri di Filo del Banco e del Bue Marino. Le vulcaniti del primo, scorie e scorie saldate (fontana di lava) e sottili colate di lava ricche in xenoliti crostali, affiorano sulla punta nord dell’isola. L’età di questa sequenza è di 210 ka (Gillot, 1987). I prodotti del secondo centro sono sottili colate laviche separate da letti scoriacei e da livelli cineritici laminati. Anche per questi due centri bisogna supporre l’ubicazione in mare aperto, a giudicare dall’immersione dei depositi piroclastici verso l’interno dell’isola; inoltre, anche per loro, un violento episodio distruttivo ha segnato il termine dell’attività vulcanica, smembrando gli edifici e permettendo l’affioramento di piccole porzioni di vulcaniti.

Periodo II - Dopo un ulteriore periodo di quiescenza, l’attività vulcanica è ripresa con la costruzione dei grandi stratovulcani centrali che hanno edificato la gran parte dell’isola. Fossa Felci è il più grande di questi e i suoi prodotti sono prevalentemente lave e scorie da ricaduta. Alla fine dell’attività, sul versante meridionale dell’apparato, è stata messa in posto la cupola della Montagnola. Contemporaneamente sono stati attivi il cono di scorie di Monte Guardia e la cupola di Capo Graziano, all’estrema punta sud dell’isola. L’età di questi centri è stata calcolata intorno a 190 ka. Sempre in questa fase sono stati attivi gli stratovulcani di Monte Chiumento e di Riberosse. Il primo ha emesso colate di lava alternate a depositi di scorie di caduta, colate piroclastiche del tipo "block and ash flow" e colate di fango. Alla fine della sequenza, sono state messe in posto le cupole laviche andesitiche di Monte Terrione, che costituiscono oggi il bordo di una struttura calderica. Il centro di Riberosse, invece, ha avuto un’attività mista effusiva-esplosiva di media intensità. Alla fine della sua attività, c’è stata una fase di stasi eruttiva durante la quale si sono verificate le variazioni eustatiche precedentemente menzionate e la formazione del conglomerato di abrasione marina.

Periodo III - Durante questa fase, presso la porzione più elevata dell’isola è iniziata l’attività esplosiva del centro di Benefizio, con l’emissione di colate piroclastiche, di prodotti da ricaduta e freatomagmatici. Secondo le più recenti datazioni di Santo et al. (1995), l’ultima attività vulcanica si è verificata in mare aperto ed è evidenziata dalla presenza dello scoglio della Canna, la cui posizione stratigrafica non è, tuttavia, definibile.

L’attività vulcanica a Filicudi risulta quindi dall’interazione più o meno contemporanea di vari centri eruttivi dislocati in tutta l’isola; non sono evidenti particolari allineamenti dei centri, se si esclude un certo allungamento E-O di tutta l’isola.


Bibliografia

Gillot P.Y. (1987): Histoire volcanique des Iles Eoliennes: arc insulaire ou complexe orogénique annulaire? Doc Trav IGAL, 11, 35-42.

Manetti P., Pasquarè G., Tibaldi A. and Tsegaye A. (1995): Geology, structure and evolution of the island of Alicudi, Aeolian Volcanic Arc, Italy. Acta Vulcanologica, 7 (1), 7-12.

Morelli C., Gantar C. and Pisani M. (1975): Bathymetry, gravity and magnetism in the Strait of Sicily and the Ionian Sea. Bollettino di Geofisica Teorica Applicata, 17, 39-58.

Santo A.P., Chen Y., Clark A.H., Farrar E. and Tsegaye A. (1995): 40Ar/39Ar ages of Filicudi Island volcanics: implications for the volcanological history of the Aeolian Arc, Italy. Acta Vulcanologica, 7, 13-18.

Villari L. (1980): The island of Filicudi. Rendiconti della Società Italiana di Mineralogia e Petrologia, 36 (1), 467-488.

Testo di Vittorio Zanon ( Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. )