L'InSAR è una tecnica di telerilevamento, messa a punto alla fine degli anni '80 ed ampiamente utilizzata in geofisica, per il rilevamento dei movimenti del suolo, dai primi anni '90.
Fondamentalmente l'InSAR si basa sul confronto tra due immagini radar, acquisite in tempi differenti, sulla stessa area dallo stesso sensore, normalmente installato su satelliti in orbita polare intorno alla Terra. Per aumentare la risoluzione dell'immagine si utilizza una particolare tecnica che, sfruttando il movimento del sensore durante l'acquisizione, simula una antenna sintetica molto più grande (Synthetic Aperture Radar).
Il risultato del confronto tra due immagini radar permette di stimare lo spostamento del terreno in base allo sfasamento delle onde riflesse durante le due acquisizioni. Si ottiene quindi un'immagine detta interferogramma, le cui frange di interferenza sono dovute al movimento del terreno; in altre parole, se la crosta terrestre non subisce movimenti, non si producono frange di interferenza e si ha un'immagine mono-colore. Dall'interferogramma è possibile risalire allo spostamento del terreno, però solo lungo la linea di vista del sensore.
L'InSAR è in grado di fornire informazioni sull'intera area investigata e non su singoli punti, come le normali reti geodetiche. Tuttavia, l'InSAR, da solo, non può misurare gli spostamenti nello spazio in 3 dimensioni, come ad esempio il GPS, per cui le sue informazioni vanno integrate con quelle fornite dalle altre tecniche. Il monitoraggio tramite Telerilevamento Radar viene eseguito dalla sezione di Catania per tutte le aree vulcaniche e sismogenetiche della Sicilia.
Le recenti tecniche di processamento InSAR permettono l'analisi temporale delle deformazioni su lunghi periodi, utilizzando l'intero dataset di immagini radar acquisite dal sensore nell'intervallo scelto.Il prodotto finale di questa catena di processamento sono le velocità medie di deformazione in linea di vista, su ciascun pixel dell'immagine.