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Comunicato stampa sull'attività dell'Etna e dello Stromboli, 19 agosto 2011

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I dott. Sergio Gurrieri (INGV-Palermo), Domenico Patanè (INGV-Osservatorio Etneo, Catania) e Mauro Coltelli (INGV-Osservatorio Etneo, Catania) durante la conferenza di stampa del 19 agosto 2011. Foto di Alfio Amantia, INGV-OE Catania

Conferenza Stampa sullo “Stato di attività dell’Etna e dello Stromboli”

Il giorno 19 agosto 2011, alle ore 10, si è tenuta una conferenza stampa per informare gli organi di stampa e l’opinione pubblica sullo stato di attività dell’Etna e dello Stromboli, nonché di mostrare i rinnovati e potenziati sistemi osservativi in questi vulcani che hanno permesso di stabilire nuovi traguardi nel campo della previsione delle eruzioni. Sono intervenuti il Dott. Domenico Patanè, direttore dell’INGV Osservatorio Etneo – Sezione di Catania, il Dott. Sergio Gurrieri, Direttore dell’INGV Sezione di Palermo, e il Dott. Mauro Coltelli, Responsabile dell’UF Vulcanologia e Geochimica dell’INGV-OE.
 
All'occasione della conferenza stampa è stato rilasciato il seguente Comunicato stampa del 19 agosto 2011.

 

Giorno 19 agosto 2011 ore 10:00

presso la sede dell’INGV Osservatorio Etneo - Sezione di Catania , P.zza Roma, 2, Catania

 

Relatori:

Dott. Domenico Patanè          Direttore dell’INGV Osservatorio Etneo – Sezione di Catania

Dott. Sergio Gurrieri              Direttore dell’INGV Sezione di Palermo

Dott.  Mauro Coltelli             Responsabile dell’UF Vulcanologia e Geochimica dell’INGV-OE

 

Titoli:

D. Patanè : Il sistema di monitoraggio dei vulcani siciliani e la sorveglianza vulcanica

S. Gurrieri: Il ruolo della geochimica nel monitoraggio vulcanico

M. Coltelli: La recente attività eruttiva dell’Etna e le problematiche connesse alle ceneri vulcaniche. L’attività eruttiva dello Stromboli

 

Comunicato Stampa

Scopo della conferenza è quello di informare gli organi di stampa e l’opinione pubblica sullo stato di attività dell’Etna e dello Stromboli, nonché di mostrare i rinnovati e potenziati sistemi osservativi in questi vulcani che hanno permesso di stabilire nuovi traguardi nel campo della previsione delle eruzioni.

Per quanto riguarda l’Etna, al momento non c’è alcuna evidenza che sia prossima una “grande eruzione” o la “Big One” delle eruzioni. E’ utile sottolineare che il termine ‘grande eruzione’ potrebbe far pensare ad una eruzione distruttiva come ad esempio quella del 1928 che ha distrutto l’abitato di Mascali o quella ancor più famosa del 1669 che ha distrutto 9 villaggi e parte della citta di Catania, e che tali informazioni possono, comprensibilmente, generare preoccupazione nella popolazione. Per tale motivo queste debbono essere verificate con i responsabili dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e del Dipartimento Nazionale della Protezione Civile che sono gli enti istituzionalmente deputati alla sorveglianza sismica e vulcanica del territorio nazionale, seppur con compiti differenti. Trattando con superficialità e scarsa conoscenza una materia tanto affascinante, ma altrettanto complessa, come lo studio dei vulcani non si rende un buon servizio ai cittadini.

L’Etna dopo circa 20 mesi di ricarica magmatica ha iniziato a dare i primi segni evidenti di risveglio a partire dall’Agosto del 2010 riattivando i suoi crateri sommitali e dal gennaio del 2011 è entrata in una fase eruttiva, caratterizzata da periodici eventi eruttivi parossistici da uno dei suoi crateri sommitali, il Cratere di SE. Tutti gli eventi sono stati chiaramente preceduti da variazioni rilevanti della maggior parte dei segnali geofisici e geochimici registrati dalla rete di monitoraggio multi-parametrica, che ha permesso di rilevare già dal 2010 variazioni significative, sintomo che qualcosa stava cambiando all’interno del vulcano.

Più recentemente, l’elevata frequenza dell’attività parossistica di fontane di lava che tra il 9 Luglio e il 12 Agosto ha dato luogo a 6 fenomeni eruttivi è da mettere in relazione alle significative variazioni nel sistema di alimentazione, rilevate dalla deformazione dell’edificio vulcanico a partire dalla fine di maggio sino ai primi di luglio. Questo evento deformativo, dovuto all’arrivo di un impulso magmatico ricco in gas, è rientrato dopo l’evento del 12 agosto e questa “aggiunta di energia” all’interno della camera magmatica superficiale, localizzata tra 1000 e 2000 metri sul livello del mare, ha temporaneamente esaurito il suo effetto. Quindi allo stato attuale il vulcano sembra essere rientrato nuovamente in uno stato metastabile e potrebbe continuare la sua attività, come sinora fatto, con eventi di tipo parossistico.

A tutt’oggi non esiste alcun segnale che l’attività dell’Etna possa evolvere a breve verso un’eruzione di tipo diverso da quelle osservate recentemente. Probabilmente il processo evolutivo di una siffatta attività vulcanica potrà portare ad una eruzione laterale di tipo effusivo, ma stabilire quando e dove avverrà al momento non è possibile finché non si inizieranno a manifestare quei segnali che l’Etna ha sempre mostrato prima di ogni evento eruttivo di fianco.

E’ bene precisare che fare una previsione significa determinare tempo e luogo di una eruzione nonché la sua tipologia ed intensità. Ancora oggi, come per i terremoti non è possibile fare la previsione di una eruzione nel senso deterministico del termine. Pertanto, quando qualcuno parla di previsione di una eruzione si deve intendere una previsione probabilistica, che definisce la probabilità che un evento eruttivo di una certa tipologia e grandezza possa verificarsi in un determinato arco di tempo. Inoltre, occorre considerare come la vulcanologia non deve e non può considerarsi una branca della scienza nel senso stretto della parola, ma un settore di applicazione di diverse discipline scientifiche, ed è proprio in questo che risiede la sua forza intellettuale e la sua capacità di indagine.

E’ proprio per questo motivo che il parere di un ricercatore o di un esperto in una delle discipline della vulcanologia può fornire solo un quadro parziale e personale basato sulla propria esperienza specialistica, facendo si che qualsiasi sua ipotesi di previsione di una eruzione sia ancora meno attendibile di una previsione probabilistica ottenuta mediante l’incrocio di tutti i dati che possono derivare da un sistema di monitoraggio complesso come quello dell’Etna e dal confronto tra più esperti del settore.

Infine, per quanto riguarda lo Stromboli, l’eruzione effusiva del 2002-2003 ha rappresentato un momento decisivo nello sviluppo del sistema di monitoraggio e negli studi su questo vulcano. Quindi occorre tener presente che a differenza dell’Etna, l’arco di tempo per il quale il nuovo sistema osservativo è in uso è troppo breve per dare certezze o tempistiche ben precise sull’approssimarsi di una eruzione effusiva e/o di un evento esplosivo parossistico. Ciononostante prima dell’eruzione effusiva del febbraio 2007 grazie ai diversi segnali registrati dal nuovo sistema di monitoraggio era stato possibile preannunciare l’evento eruttivo.

Allo stato attuale lo Stromboli è in uno stato elevato di attività che, tuttavia, rientra pienamente all’interno della normale fluttuazione dell’attività eruttiva del vulcano osservata negli ultimi 20-30 anni. I fenomeni eruttivi recentemente osservati, quali le esplosioni maggiori e le colate di trabocco, sono chiaramente collegati ad una fase di sovrappressione e degassamento del sistema/serbatoio magmatico sommitale e potrebbero anche indicare che tale sistema è in una fase di equilibrio instabile. Allo stato attuale, comunque, tali fenomeni non modificano significativamente lo stato di pericolosità del vulcano. Tuttavia, il periodico verificarsi di fenomeni “significativi” e imprevedibili come quelli già registrati richiede sicuramente uno stato di maggior attenzione sia in area craterica che nella Sciara del Fuoco.

 

Domenico Patanè, Sergio Gurrieri, Mauro Coltelli