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Aprile-giugno 1971: l'eruzione che segnò l'inizio di una nuova fase di attività del vulcano

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Suggestiva immagine della fase subterminale dell'eruzione del 1971, ripresa nella serata del 6 aprile 1971 sul pianoro alla base del cono centrale (visible nello sfondo), con le bocche eruttive poste in prossimità dell'Osservatorio Etneo e della stazione d'arrivo della Funivia dell'Etna. Nella parte destra dell'immagine oggi sorge il cono del Cratere di Sud-Est, che sarebbe nato come buco di sprofondamento solo durante la seconda fase dell'eruzione del 1971. Foto di Giuseppe Scarpinati

40 anni fa, il 5 aprile 1971, ha inizio una nuova eruzione dell'Etna, che si svilupperà nella sua prima fase nella parte sud-orientale sommitale (un tipo d'eruzione chiamato "subterminale"), seguito dall'apertura di nuove fratture sul versante ENE, diventando così la prima eruzione di fianco dell'Etna dopo 20 anni. Per meglio comprendere il significato di questa eruzione, bisogna metterla nel contesto dell'attività dell'Etna nel XX secolo, e paragonare quello che è successo prima con gli eventi successivi.

Preludio: 20 anni senza eruzioni di fianco ma con intensa attività sommitale

Nella prima metà del XX secolo, l'Etna dà luogo a otto eruzioni di fianco, di cui l'ultima, nel dicembre 1949, interessa l'area sommitale e l'alto versante nord-occidentale, cessando dopo pochi giorni. Un anno dopo, il 25 novembre 1950, inizia una grande eruzione nella Valle del Leone, sull'alto fianco ENE, che durerà 13 mesi e causerà danni nei dintorni dell'abitato di Fornazzo. Questa eruzione, per la sua durata e il volume di lava emesso (stimato in 150 milioni di m3) è una delle più importanti dell'Etna degli ultimi secoli.

Dopo la fine dell'eruzione del 1950-1951, l'Etna rimane in uno stato di riposo per più di 3 anni, per poi entrare in un nuovo periodo eruttivo ai crateri sommitali, nell'aprile del 1955. Per 16 anni, l'attività sommitale è quasi continua, soprattutto al Cratere di Nord-Est, e culmina con una serie di eventi parossistici dal Cratere Centrale (in particolare nel 1956, 1960 e 1964). In questo lungo periodo avvengono anche tre piccole colate subterminali (1956, 1964 e 1968) che sono intimamente connesse all'attività sommitale (p.es. non portano ad una cessazione dell'attività ai crateri sommitali, come lo farebbe una tipica eruzione di fianco). Fra gennaio 1966 e i primi di aprile 1971, il Cratere di Nord-Est è sede di una classica "attività persistente", che consiste in frequenti, piccole esplosioni stromboliane accompagnate da una continua emissione di lava a tassi bassi (qualche metro cubo al secondo).

Questo lungo periodo di attività sommitale causa profondi cambiamenti nella zona sommitale dell'Etna: il Cratere Centrale viene colmato fino al trabocco durante i parossismi del 1956, 1960 e 1964; all'interno di questo cratere resta la Voragine (formatasi nel 1945) e nella primavera del 1968 si apre, per sprofondamento, un nuovo cratere "a pozzo", la Bocca Nuova, a ovest dalla Voragine. Il Cratere di Nord-Est diventa un cono sempre più alto e largo, circondato da un ampio ventaglio di colate laviche.

L'attività del Cratere di Nord-Est termina nei primi giorni di aprile del 1971, e per poco tempo regna la calma sull'Etna. Non si registrano segni di alcun tipo che potessero indicare l'imminenza di un'eruzione importante; bisogna però ricordare che sull'Etna all'epoca non esisteva una vera rete di sorveglianza sismica - nei mesi precedenti all'eruzione era attiva una sola stazione sismica ad Acireale, mentre una seconda, a Catania, viene rimessa in funzione poco prima dell'inizio dell'eruzione (Azzaro & Barbano, 1996).

 


 

Prima fase: eruzione subterminale

La prima fase (subterminale) dell'eruzione del 1971 inizia il 5 aprile e dura fino al 7 maggio. In questa fase, l'attività eruttiva avviene da 4 fessure radiali ubicate alla base sud-orientale del cono centrale. Fessura 1 si trova a quota 3000 m, fessura 2 a 2960 m, fessura 3 a 3020 m, e fessura 4 a 2880 m.

La lava da queste bocche scorre verso sud (attraverso il Piano del Lago) e ESE (nella Valle del Bove). Durante questa fase vengono distrutti l'edificio dell'Osservatorio Etneo, costruito alla fine dell'800, e la stazione d'arrivo della Funivia dell'Etna nonché diversi tralicci della funivia. Intorno alle bocche si formano piccoli coni di scorie alti qualche decina di metri. Il fronte lavico più avanzato sul versante sud raggiunge quota 2175, fermandosi poco prima di raggiungere il Rifugio Sapienza.

Seconda fase: eruzione di fianco

Durante i giorni 7-8 maggio, un sistema di sette fratture eruttive comincia a propagarsi dal teatro della prima fase eruttiva verso ENE, lungo l'orlo occidentale della Valle del Bove. Le sei maggiori fessure si trovano a quote di 2680 m, 2580 m, 2450 m, 2300 m, 1840 m e 1800 m. Le due fessure più basse, che si trovano a Contrada Serracozzo (presso il Rifugio Citelli, sul fianco esterno settentrionale della Valle del Bove), emettono le colate laviche più distruttive, che per un mese minacciano i paesi di Fornazzo e Sant'Alfio, e portano alla perdita di 2.5 km quadrati di terreni coltivati. Il 14 maggio, si apre un cratere a pozzo alla base sud-orientale del cono centrale, che emette delle dense nubi di cenere composta da roccia antica (non magmatica), servendo come valvola di degassazione. Sette anni più tardi, questo cratere sarà battezzato "Cratere di Sud-Est".

L'eruzione si conclude dopo 68 giorni di attività continua, il 12 giugno 1971. La lava ha coperto un'area complessiva di 7.5 km2; la lunghezza massima delle colate nella prima fase è di 4 km (fino a quota 2175 m); e nella seconda fase, 7 km (quota minima raggiunta 600 m). Il volume totale di questa eruzione viene stimato in 40-75 milioni di m3 di lava; a questo ci sono da aggiungere 3 milioni di m3 di materiale piroclastico.

L'eruzione del 1971 è la prima di una lunga serie di eruzioni di fianco dell'Etna che durerà fino al 1993 e consisterà in 13 eventi discreti. Non si conosce nella storia documentata del vulcano una sequenza simile di eruzioni di fianco, e molti di questi eventi arrecano danni materiali, minacciando seriamente alcuni centri abitati come Fornazzo, Randazzo, e Zafferana Etnea.

Si nota infatti un cambiamento nella dinamica del vulcano in concomitanza dell'eruzione del 1971: molte delle eruzioni consecutive avvengono nel settore orientale del vulcano, e quasi tutte sono strutturalmente connesse con il nuovo Cratere di Sud-Est, che dal 1978 in poi diventa il più attivo dei quattro crateri sommitali etnei. Inoltre, i magmi emessi durante le eruzioni dal 1971 in poi mostrano una tendenza a composizioni più primitive (comunemente dette "basiche"), segni di una voluminosa e rapida risalita di magmi profondi che gradualmente interessa tutto il sistema d'alimentazione dell'Etna.

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Prima fase dell'eruzione 1971: attività stromboliana da diverse bocche poste alla base sud-orientale del cono centrale (la cui sagoma si vede in fondo), 8 Aprile 1971. Foto di Giuseppe Scarpinati

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Seconda fase dell'eruzione 1971: emissione di lava molto fluida e degassata dalle bocche eruttive più basse (quota 1800 m) a Contrada Serracozzo, fine maggio 1971. Foto di Giuseppe Scarpinati

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Nascita del Cratere di Sud-Est: il 14 maggio 1971, una settimana dopo l'inizio della seconda fase dell'eruzione, si apre un buco di sprofondamento alla base del cono centrale (come chiaramente visibile nella foto). Da questo buco, o cratere a pozzo, vengono emesse delle nubi di vapore e di cenere litica (roccia antica polverizzata). Questa foto è stata scattata dai dintorni del rifugio Torre del Filosofo da Carmelo Sturiale

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L'Osservatorio Etneo, posto sul pianoro alla base meridionale del cono centrale dell'Etna, viene investito e circondato dalle colate laviche delle bocche eruttive apertesi il giorno 5 aprile 1971. L'Osservatorio viene distrutto nel corso di qualche settimana con il sovrapporsi delle colate laviche, che seppelliscono completamente l'imponente struttura. Foto scattata il 24 aprile 1971 da Giuseppe Scarpinati